Premetto che a me non sono mai
interessate particolarmente le biografie, per quello che mi serve uso
wikipedia, e di conseguenza non impazzisco per i film che raccontano la vita,
o dettagli della stessa, di un personaggio famoso.
E nemmeno sono mai stata un’estimatrice
di Norma Jeane Baker, in arte Marlyn Monroe.
Non trovo fosse tutta questa
bellezza, non trovo fosse nemmeno tutta questa bravura.
Come la maggior parte della gente
di lei conosco molti particolari: infatti è forse una delle celebs più chiacchierate
quando era in vita e dopo la morte avvenuta quando aveva solo 36 anni.
Quando si parla di lei la domanda
che tutti si pongono è: c’era o ci faceva.
Soffriva di bionditudine cronica
o faceva solo finta?
My week with Marylin non promette
di risolvere il dubbio, ma fa molto meglio.
Alla fine del film mi sono
ritrovata a non cercare soluzioni, ma semplicemente ad apprezzare quello che avevo
visto.
Se questo era lo scopo del
regista, Simon Curtis, ottimo lavoro, ci è riuscito alla perfezione.
Il film è tratto da due diari “Il
principe, la ballerina e me” e “La mia settimana con Marilyn” scritti da Colin Clark
che aveva lavorato, come terzo aiuto regista, durante le riprese proprio de “Il
principe e la ballerina”, il film che precede “A qualcuno piace caldo” che
segnò la definitiva ascesa all’olimpo delle celebrità di Marilyn.
Colin grazie alla sua innocenza e
sincerità, non comuni nell’ambiente, entra nelle grazie della diva e in qualche
modo l’aiuta a superare un momento non felice.
Questa vicinanza fa sì che il
giovanissimo ragazzo, nonostante tutte le raccomandazioni, si innamori di
Marilyn e cerchi di aiutarla a colmare quell’insicurezza così profonda e
radicata da essere una malattia che la diva cercava di curare circondandosi di
persone che non sempre facevano il suo bene, attraverso storie d’amore che si
scioglievano come neve al sole e con i
sonniferi.
Insicurezza tutta dovuta al fatto
di non aver avuto una vera famiglia: il padre non pervenuto e la madre rinchiusa
in un manicomio quando Norma Jeane aveva solo 7/8 anni.
Marilyn era una bambina in cerca
d’affetto, comprensione e sicurezza, ma quello che gli uomini volevano era solo
quel corpo che a vederlo ballare e sculettare prometteva qualcosa che nella realtà
non c’era.
Il difficile compito di portare
questa strana creatura sullo schermo è stato affidato a Michelle Williams la
cui interpretazione lascia senza fiato.
Per 99 minuti Michelle ti dà l’illusione
che Marilyn non sia morta
Difficile pensare che la sua carriera
è iniziata interpretando Jen in Dawson’s Creek.
Accanto a lei un rispolverato
Kenneth Branagh, che interpreta magnificamente Sir Lawrence.
La parte di Colin Clark, infine, è
stata affidata a Eddie Redmayne, anno 1982, occhi chiari gentili, che, spero,
riesca a trovare il suo posticino nel mondo del cinema.
Da nota appassionata di Harry
Potter non posso lasciarmi sfuggire che un piccola particina nel film ce l’ha
anche Emma Watson.
Stay tuned.