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venerdì 2 marzo 2012

MY WEEK WITH MARILYN


Premetto che a me non sono mai interessate particolarmente le biografie, per quello che mi serve uso wikipedia, e di conseguenza non impazzisco per i film che raccontano la vita, o dettagli della stessa, di un personaggio famoso.
E nemmeno sono mai stata un’estimatrice di Norma Jeane Baker, in arte Marlyn Monroe.
Non trovo fosse tutta questa bellezza, non trovo fosse nemmeno tutta questa bravura.
Come la maggior parte della gente di lei conosco molti particolari: infatti è forse una delle celebs più chiacchierate quando era in vita e dopo la morte avvenuta quando aveva solo 36 anni.
Quando si parla di lei la domanda che tutti si pongono è: c’era o ci faceva.
Soffriva di bionditudine cronica o faceva solo finta?
My week with Marylin non promette di risolvere il dubbio, ma fa molto meglio.
Alla fine del film mi sono ritrovata a non cercare soluzioni, ma semplicemente ad apprezzare quello che avevo visto.
Se questo era lo scopo del regista, Simon Curtis, ottimo lavoro, ci è riuscito alla perfezione.
Il film è tratto da due diari “Il principe, la ballerina e me” e “La mia settimana con Marilyn” scritti da Colin Clark che aveva lavorato, come terzo aiuto regista, durante le riprese proprio de “Il principe e la ballerina”, il film che precede “A qualcuno piace caldo” che segnò la definitiva ascesa all’olimpo delle celebrità di Marilyn.
Colin grazie alla sua innocenza e sincerità, non comuni nell’ambiente, entra nelle grazie della diva e in qualche modo l’aiuta a superare un momento non felice.
Questa vicinanza fa sì che il giovanissimo ragazzo, nonostante tutte le raccomandazioni, si innamori di Marilyn e cerchi di aiutarla a colmare quell’insicurezza così profonda e radicata da essere una malattia che la diva cercava di curare circondandosi di persone che non sempre facevano il suo bene, attraverso storie d’amore che si scioglievano come  neve al sole e con i sonniferi.
Insicurezza tutta dovuta al fatto di non aver avuto una vera famiglia: il padre non pervenuto e la madre rinchiusa in un manicomio quando Norma Jeane aveva solo 7/8 anni.
Marilyn era una bambina in cerca d’affetto, comprensione e sicurezza, ma quello che gli uomini volevano era solo quel corpo che a vederlo ballare e sculettare prometteva qualcosa che nella realtà non c’era.
Il difficile compito di portare questa strana creatura sullo schermo è stato affidato a Michelle Williams la cui interpretazione lascia senza fiato.
Per 99 minuti Michelle ti dà l’illusione che Marilyn non sia morta
Difficile pensare che la sua carriera è iniziata interpretando Jen in Dawson’s Creek.
Accanto a lei un rispolverato Kenneth Branagh, che interpreta magnificamente Sir Lawrence.
La parte di Colin Clark, infine, è stata affidata a Eddie Redmayne, anno 1982, occhi chiari gentili, che, spero, riesca a trovare il suo posticino nel mondo del cinema.
Da nota appassionata di Harry Potter non posso lasciarmi sfuggire che un piccola particina nel film ce l’ha anche Emma Watson.
Stay tuned.

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